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Ieri Italiani, oggi Rom, domani chi?


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I flussi migratori sono la genesi delle civiltà cosi come della tolleranza e del razzismo.

Oggi l’Europa occidentale assume una xenofobia democratizzata nei confronti delle popolazioni dell’Europa orientale. Ci avviciniamo a grandi passi verso le elezioni Europee e mentre si parla di Unione, il divario tra gli interessi nazionali e la coesione legislativa del nostro continente si fa sempre più profondo.

La diffidenza verso i migranti viene ovviamente accentuata per via della crisi economica e cosi, si è verificata la vittoria dell’ultra-destra alle municipali francesi dello scorso marzo. La famiglia Le Pen porta avanti con sé tutti gli euroscettici d’Europa. Una nuova forma di razzismo si evidenzia: l’Europa scettica contro l’Europa liberale. In Italia, il giovane Premier, Matteo Renzi, sogna degli Stati Uniti d’Europa al modo del filosofo spagnolo José Ortega y Gasset.

L’Europa in sé può quindi essere una reale potenza economica se viene limitata ma pure nel suo stato attuale è inevitabile accogliere minorità in difficoltà.

Dimentichiamo che questo conflitto sociale non è contemporaneo e possiamo trasporre le vicende italiane passate a quelle rumene o bulgare attuali. Si sente dire: noi Italiani siamo i Rom di ieri. Ed è vero.

Ad esempio dal 1880 al 1914, gli operai emigrati nel Sud-Est della Francia conobbero grandi difficoltà ad integrasi. Fu un processo lungo e faticoso. La Francia, per il suo modello sociale ed economico è molto ambita, è tutt’ora il caso anche se si pone ogni tanto come semplice tappa di viaggio verso l’Inghilterra. I Piemontesi, seguiti dai Toscani e dai Lombardi sono arrivati in massa a Marsiglia o a Nizza. Lavoravano nelle fabbriche pur essendo soggetti ad una vera e propria caccia alle streghe. Il sindacalismo contribuì in modo ambiguo alla loro integrazione. Infatti, la preoccupazione dei francesi lo spingeva a lasciar da parte l’internazionalismo proletariato; ma col passar del tempo Italiani e Francesi si sono uniti in una lotta comune. Prima di quell’intesa cordiale si sono verificati – a titolo indicativo – 82 episodi di violenza tra operai emigrati e francesi tra il 1872 ed il 1893.

All’immagine degli scontri di Rosarno, ogni italiano di Aigues-Mortes fu un capro espiatorio, il che generò vari massacri. Scoppiava l’oddio e la caccia si proseguiva principalmente durante il mese di agosto 1893. Furono giornate tragiche, gli Italiani morirono per strada come animali mentre la gente si accaniva sulle loro salme. Era cosi il quotidiano degli Italiani. Sui giornali, si leggeva in prima pagina “Morte agli Italiani”. La stampa stigmatizzò l’immagine degli emigrati: gli Italiani sono esposti come ladri, violenti, anarchici, criminali… In realtà, i Francesi temevano i vicini d’oltralpe perché non avevano la resistenza fisica per certi lavori e quindi erano messi direttamente in concorrenza. Un po’ come oggi con la scelta delle delocalizzazioni verso Est per avere una manodopera a basso costo.

I meccanismi del rifiuto dello straniero attraversa le epoche e pure se le situazioni cambiano, la diffidenza verso le minorità e nuove migrazioni rimangono. Oggi le streghe sono i Rom.

Sono arrivati in massa, in silenzio, in tutta l’Europa e ovviamente anche loro nel Sud Est della Francia. In Europa, i Rom sono 10 milioni, in Francia le fonti ufficiali del Ministero degli Interni annunciano 20 000 Rom mentre le fonti delle associazioni annunciano tra 350 000 e 1 300 000. Il loro arrivo è stato un clamoroso dibattito mediatico: difensori contro radicali. Non veramente a casa loro in Romania o in Bulgaria, non veramente a casa loro in nessuna altra parte del mondo, questi nomadi in cerca di sedentarizzazione e realizzazione sociale dividono l’opinione pubblica.

Economicamente, le statistiche ed i sondaggi confermano che i Rom rallentano la crescita di un paese. Infatti, l’European Roma Rights Centre ha pubblicato dati chiari nel 2007 – che sono tutt’ora validi – sull’esclusione dei Rom sul mercato del lavoro in Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia: il 35% dei Rom interrogati dicono di essere operai senza qualifica, il 27% sono operai qualificati, il 18% dichiarano di fare le pulizie e solamente il 2% sono quadri o di professione liberale. Infine, il 61% è disoccupato.

A Marsiglia – per scegliere una città-osservatorio – vivono solitamente in una grande insalubrità ed insicurezza. Non tutte le scuole possono accogliere i bambini, non tutte le famiglie possono essere aiutate dai servizi sociali, non tutti i campi clandestini possono essere protetti dalle associazioni. Proposte alternative a quelle radicali non ci sono. L’urbanistica non evolve rispetto ai flussi migratori. La gente ha paura, come si temeva gli Italiani. Un primo flusso, un’altra onda e sono intere famiglie che si ricompongono in terra provenzale. Durante l’era sarkoziana, numerose espulsioni sono state controverse. Ma dopo l’arrivo della Sinistra al governo, le espulsioni, nonostante il socialismo, s’intensificarono e nel 2012, sono 12 000 i Rom rimandati nel “loro” paese. Il 25 settembre 2013, Amnesty International ha lanciato l’allarme sui modi di evacuare i campi illeciti. E vedremo più avanti perché le associazioni di difesa dei diritti umani sono cosi presenti per i Rom all’immagine dei sindacati alla fine del Novecento.

Marsiglia vede ma nasconde la drammatica situazione. Campi indesiderati vengono distrutti senza scrupoli e senza avvisi. Ci siamo immersi nel Campo di Aix-en-Provence al momento della sua distruzione e siamo stati urtati perché fotografavamo l’illegalità della situazione dagli amministratori della città. Tutto è stato distrutto senza lasciare il tempo alla gente di recuperare le loro cose personali. Questo giorno i bambini sono diventati adulti di fronte a tanto disprezzo umano.

La complessità della situazione è soprattutto dovuta all’economia europea che non permette di tutelare questo fenomeno troppo ramificato. E si lascia i bambini giocare nella spazzatura a due passi dall’autostrada, le mamme si ammalano… Purtroppo è cosi. Niente aiuto legale quindi si offrono alla sopravvivenza illegale. Si capisce però chi dice che per loro non c’è posto. Non c’è posto per loro perché non c’è posto neanche per gli autoctoni! Ed eccoci di nuovo di fronte alla famosa “concorrenza”.

Abbiamo trascorso un po’ di tempo con una coppia che vive sul Boulevard d’Athènes, vicino alla ferrovia St Charles di Marsiglia, era su un materasso con i loro due figli. Lei ci ha parlato dell’indifferenza che la circonda. La gente passa ma non si ferma, non guarda, disprezza, insulta. Lui ci ha parlato della colpevolezza in quanto capo di famiglia. Non è riuscito ad offrire un altro futuro alla moglie e ai figli. Secondo lui, sono nati nella miseria, e ci resteranno. Le cose sarebbero andate diversamente se avesse proseguito gli studi. Nella sua atroce lucidità, vanta l’istruzione come unico modo di vivere libero. Sono prigionieri di un’identità precaria, trasmessa ai loro figli.

Tuttavia, nel 2011 e nel 2012, la cerimonia per premiare il miglior lavoratore di Francia, ha messo in luce il talento di due Rom, rispettivamente Linfa Mihai e Cristina Dimitru. Dopo brillanti studi, lo Stato francese permise loro un’ascensione sociale degno di una meritocrazia. La stigmatizzazione a volte viene inceppata.

Invece, in altri campi, la situazione sembra la corte dei miracoli. Ci si trova di tutto ma non il necessario. Marsiglia veste l’abito di una dama elegante, ma ecco i limiti della politica sociale della città. Fatto reale di una Capitale culturale che punta sull’apparenza e non sul senso. Le debolezze sono tante e certamente non tutte curabili dalle autorità. Non tutti i Rom sono innocenti: caso recente di due uomini coinvolti in un traffico di bimbi contro qualche centinaia d’euro e una BMW. Fanno le loro regole all’interno di un sistema esistente e quindi il corto circuito è sì che si usano metodi radicali.

I diritti fondamentali sono negati con arroganza dunque i collettivi di solidarietà – e giustamente – denunciano la continua pratica di espulsi senza soluzioni alternative, che lasciano quei migranti senza risorse e senza protezioni. Questa è un’altra realtà di Marsiglia, un altro viso di una città moderna che guarda un po’ troppo verso il futuro… Questo è il ritratto di un meccanismo senza fine: ieri Italiani, oggi Rom, domani chi?

C.R.

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